"L'underground si unisce sotto un'unica organizzazione." Questo è il motto della Underground Metal Alliance, nata per supportare le band emergenti. Parliamo oggi della raccolta di brani inediti ad opera dell' UMA e in particolare del secondo volume, composto da tredici tracce.
Aprono i Bifrost con Ashes Of An Endless Embrace. L'arpeggio iniziale mi ricorda molto Windowpane degli Opeth con un intreccio simile tra fraseggio blues ed atmosfere sognanti o per lo meno quello sembrerebbe l'obiettivo, ma gli evidenti problemi di timing delle chitarre non ne permettono il raggiungimento. L'ovvia evoluzione esplosiva avente per protagonista un potente growl sembra, per un attimo, mettere in riga un organico traballante, ma la potenza vocale non ha alcun supporto dalla compagine strumentale che, pernnemente imprecisa sul tempo, propone arrangiamenti sterili aggravati da suoni poco curati ed un'esecuzione approssimativa.
E' la volta dei Caelestis con Io E Te Siamo La Luna brano dall'identità precisa e a tratti anche originale, nonostante numerosi richiami ad alcuni stereotipi del metal gotico. Batteria e chitarra creano un tappeto armonico per niente complesso, ma efficace, mettendo la voce in codizione di sfoderare tutta la dolcezza timbrica e melodica, ispirata, probabilemente, anche da Dolores O'Riordan e i suoi Cramberries. Peccato per un'esecuzione non molto precisa da parte di batteria e chitarra, troppo spesso poco decisi, li dove si avverte la necessità di solide fondamenta. Insomma il brano sembra funzionare ed avere vita propria per merito del comparto vocale, che fa da collante e riesce adirittura a distrarre da un'esecuzione non proprio perfetta degli strumentisti.
A tanta dolcezza e lirisimo si contrappongono gli Ever Frost con la ferocia e la freddezza chirurgica di Be You Own God. Dieci minuti di puro inferno Prog-black veramente ben suonato e ben arrangiato, seppur fedelmente all'animo del genere. E' un vero e proprio labirinto di tecnica in cui è facile perdersi e che rischia di annoiare con la stessa facilità, ma che sorprende con cali di dinamiche e cambi melodici capaci di provacare un immediato sollievo al paziente. Gli Ever Frost sembrano essere una validissima proposta su cui puntare, capaci di conciliare tecnica e musicalità in un genere in cui non è facile fare musica, quanto fare rumore.
Si spengono le luci ancora una volta con Vuota Solitudine degli Eyelessight.
Il brano inizia con un arpeggio di chitarra reso interessante dall'uso massivo del riverbero, l'intro diventa un preludio acquoso ad una ballad post metal. Sono stato un amante del post metal e in generale di tutti quei generi che hanno in comune tra loro la parola "post", indicante l'uso di un linguaggio tendente alla psichedelia e alla melodia strumentale, ma in questo caso ci sono delle esagerazioni che rovinano il risultato finale. Quella che probabilmente voleva essere una ricerca sonora raffinata si è trasformata in tragedia, complice anche un'esecuzione molto imprecisa. I riverberi coprono qualsiasi cosa: armonie, melodie, basso, chitarre, voce, anche la batteria a fatica riesce a dare riferimenti ritmici. Le idee non mancano, ma la concretizzazione non soddisfa.
Si prosegue con Burn Your Sinner dei Fog. Riffone di chitarra distorta apre insieme a stacchi di batteria incastrati senza alcuna pietà. Suoni, esecuzione e arrangiamenti sono nella media e appiattiscono il brano: in tre minuti si ripetono simmetricamente parti sempre uguali, suonate nè benissimo nè malissimo. Manca del carattere, quel qualcosa che trasgredisca un po' i canoni e i luoghi comuni di black, death e heavy e non il solito minestrone di doppiacassa (anche un po' imprecisa), growl, distorsioni e pentacoli che siamo abituati a vedere e sentire.
Mentre mi rendo conto di aver premuto il tasto play vengo travolto in pieno dai Frozen Hell e la loro Useless Memories. Non c'è possibilità di sfuggire al tappeto di doppia cassa e blast beat che miete ogni mia voglia di disegnare coniglietti rosa e mi traghetta nel suo "inferno ghiacciato". Il reparto strumentale è ottimo, non si parla solo di un livello tecnico avanzato, ma di arrangiamenti che funzionano anche se non dotati di pentrante originalità; non mancano sweep picking, armonizzazioni, virtuosismi e tecnicismi vari, fedeli alla più antica tradizione di shredders metallari. Sembra filare tutto liscio fino ad un pindarico stacco di batteria in cui il basso prova a seguirlo inciampando qua e la. Nonostante questo, continuo ad avere buone sensazioni, finchè, lo stesso stacco non viene riproposto identico rovinando il tutto. Scelte come queste in cui prevale l'ostentazione sulla bellezza complessiva mi fanno venire i brividi e sono troppo spesso il punto debole di molte band metal, in cui mostrare il numero di ore passate sullo strumento è una necessità con priorità superiore alla comunicazione. Buono il comparto vocale decisamente espressivo ma dalla metrica a volte incerta.
Il settimo slot è occupato dagli Ideogram e la loro Silently. Si definiscono esponenti dell'avantgarde metal, termine indicante l'uso di elementi eterogenei appartenenti a generi musicali ben distinti tra loro, finalizzato alla creazione di nuove sonorità. Nel brano si mescolano atmosfere gotiche e black grazie al connubio tra una voce femminile solenne e l'alternanza di scream e growl ma senza mai amalgamarsi. E' sicuramente un'esprimento coraggioso, ma il risultato si perde nell'estrema distanza che intercorre tra elementi così dissonanti. Oggettivamente stupisce, ma non affascina. Buono il comparto strumentale anche se non perfetto, peccato per gli arrangiamenti che appiattiscono la proposta e la vincolano ai soliti stacchi e i soliti suoni.
Seguono i Red Sky con La Notte Si Innamorò Del Sole brano strumentale "cantato" da chitarre intrecciate tra loro sia ritmicamente che armonicamente. E' il solito giro armonico. La solita pappardella utilizzata da così tanti gruppi, che si può ritrovare più volte anche solo nei tredici brani di questa compilation (il brano degli Ideogram ha un armonia e una "scelta" melodica molto simile). Chiaramente non si tratta di plagio, ma di pura e semplice mancanza di idee. Verso la conclusione una voce recita gentili parole e per un attimo tutto cambia senso, dunque ho cercato altro e ho scoperto lavori più interessanti, in cui le atmosfere da poema epico si fondono con una coerente recitazione da trovatore medievale. Sorvolando sull'esecuzione, il brano è ripetitivo e piatto, le uniche variazioni sono timidamente proposte dalla chitarra, incapace però, di sostituire un menestrello di ruolo.
Finalmente un po' di Groove con Liberty dei Relic. L'intro unisce, intelligentemente, la ritmica di chitarra old school ad un batteria che accenta il charlestone in levare, i suoni, però, non permettono quella solidità che, usata in modo sapiente, riesce sempre ad elevare la band metal. L'alternanza tra growl e voce pulita permettono l'evoluzione del brano sia nella sua dimensione ritmica che in quella melodica, anche se non ci si risparmia sui luoghi comuni. Ascoltando il brano, sembra che alcuni elementi siano stati inseriti per un malsano principio di autorità; ritmiche di chitarra che terminano con il mitico armonico artificiale, assoli super tecnici, ma dal blando valore musicale sembrano urlare: "GUARDATE FACCIAMO METAL!". Insomma l'iniziale entusiasmo viene facilmente smorzato, peccato. Interessanti le melodie di voce pulita, purtroppo non sempre intonata e buone le scelte armoniche, semplici, ma efficaci.
Discorso diverso vale per Beyond The Violence dei Samael's Fall. In questo caso i suoni fanno la differenza e permettono al groove prepotente, dato dalla componente trash, di sposarsi con il lirismo del death melodico. L'intro di basso e batteria in fade in da la carica giusta e ottime sensazioni: finalmente un bassista capace di rimanere da solo senza combianare guai ! L'esplosione successiva del brano mi proietta contro un muro di suono micidiale e la ritmica scelta crea il mix giusto tra groove e potenza, mix che ricorda quei bravi ragazzi dei Lamb Of God. Il cantato riesce a modificare a suo piacimento l'atmosfera appesantedola con suoni chiusi e bassi o inasprendola con un growl più acido. Insomma un buon lavoro, peccato per alcune imprecisioni sul tempo che rovinano vistosamente il faticoso lavoro di arrangiamento e composizione e anche le evidentissime doti tecniche, ma niente di così grave da non poter essere migliorato.
Poco da dire sui Solid Mercury e la loro Time To Fight. L'esecuzione è pessima almeno quanto i suoni, non è possibile parlare di arrangiamenti data la sommarietà della proposta. Ok, la tecnica non è tutto, ma ci sono dei limiti, come quello di una buona esecuzione almeno di quello che si compone!
Il dodicesimo slot è riempito da Fallout dei Soman. Questi ragazzi sanno suonare, senza ombra di dubbio, nonostante alcune imperfezioni. I generi di riferimento sono brutal e death, estremismi del metal che mi hanno abituato ad un pesante coinvolgimento ritmico dato dall'uso caratteristico di incastri e un tipo di sound tutt'altro che casuale. Sono proprio i suoni a non convincermi e a sminuire arrangiamenti che non brillano di originalità già dal principio.
Si chiude in bellezza con New Rage dei T Mule. Il brano è perfettamente eseguito, non ci sono sbavature e il mix creato dalla band è equilibrato. La sessione ritmica è instancabile e violentissima, gli arrangiamenti di chitarra, ben studiati, danno vita ad un intreccio capace di valorizzare il tutto, infine c'è la voce, in cui riconosco il mulo incazzato che tira dritto coinvolgendo tutto e tutti senza chiedere carote in cambio. Il lavoro è ottimo e potrebbe essere un punto di partenza per una maggiore sperimentazione; per quanto ben fatto, è tutto già sentito e risentito, niente di nuovo, non che debba esserlo necessariamente, ma sarebbe un peccato non provare a trascendere certi meccanismi compositivi per ambire a qualcosa di più.
Questa compilation ha risposto a tante domande. Le proposte valide, presentabili ad un pubblico sono pochissime. Seguendo un po' i gruppi sui canali social, ho notato un sacco di pubblicità, merchandise, descrizioni in inglese per i fan esteri (?) e pochissimi video live, ad esempio. Mi chiedevo quindi: non è che per caso i metallari si sono un po' adattati ai tempi dando più importanza alla confezione che al contenuto ? Nessuna voglia di sperimentare, nessuna voglia di comunicare in modo personale, unico. Sotto ogni punto di vista le band metal fanno appello a così tanti luoghi comuni da far arrossire Schuldiner nella tomba e questo non fa altro che consolidare il processo che negli anni ha trasformato il metallaro medio in un ottuso predatore di t-shirt piuttosto che di nuove proposte musicali, più attento ai suoi capelli lunghi piuttosto che al suono della sua chitarra. Questa compilation è un punto di partenza per molte band che sono agli inizi e una vetrina per chi ha qualcosa in più da mostrare, ma non rappresenta la scena emergente, questo se intendiamo come "emergente", non chiunque proponga il suo primo ep fatto nello studio di amici o nel garage, ma chi, ad esempio, lavora ogni giorno e mette da parte una cifra per registrare un album ogni anno e mezzo o per autofinanziare un tour promozionale anche fuori dall'Italia. Spesso, infatti, "emergente" viene confuso con "senza etichetta" portando così chiunque a credersi emergente solo per aver registrato (male) un paio di brani senza aver alcuna esperienza alle spalle. Non è esattamente così. Ad ogni modo l'iniziativa è ottima e valorizza un aspetto caratterizzante del mondo underground: la voglia di supportare la musica e di dichiarare l'appartenenza ad una comunità. Ma questo cosa c'entra con la qualità dei contenuti?
Tracklist:
01. Bifrost - Ashes Of An Endless Embrace
02. Caelestis - Io E Te Siamo La Luna
03. Ever-Frost - Be Your Own God
04. Eyelessight - Vuota Solitudine
05. Fog - Burn Your Sinner
06. Frozen Hell - Useless Memories
07. I deogram - Silently
08. Red Sky - La Notte Si Innamorò Del Sole
09. Relic - Liberty
10. Samael's Fall - Beyond The Violence
11. Solid Mercury - Time to Fight
12. Soman - Fallout
13. T Mule - New Rage
[by Francesco Piro]