The Black Crown è l’opera di Paolo Navarretta, musicista di Piano di Sorrento, in provincia di
Napoli.
Classe ’83 con una già importante esperienza alle spalle. Paolo, è stato prima parte dei Mustywig (come chitarrista) con cui ha creato un Album ed un EP e con cui ha fatto un tour tra Italia e USA. Successivamente ha prodotto un secondo EP (2010) sempre come chitarrista con i Waiting Room, che lui stesso definisce “embrione di quello che sarebbero poi divenuti i The Black Crown.”
Finite le registrazioni ad agosto, il 2 settembre 2016 esce “Fragments” disco di cui ha curato ogni singola fase, dalla composizione, al missaggio e mastering, per arrivare infine all'artwork grafico. Per questo lavoro Paolo si sperimentato anche alla voce.
Per le registrazioni è stato aiutato da Fulvio di Nocera (basso e contrabbasso elettrico) e Scott Haskitt (percussioni).
L’album si compone di 10 tracce in 45 minuti. Dalla prima traccia si capisce subito che questo lavoro si pone tra l’Heavy Rock e il Metal ma questo “stare nel mezzo” da vita a riff di chitarra taglienti ma non troppo convinti, sound cupo senza comunque tralasciare la parte melodica, un basso molto presente e le percussioni con un buon ritmo che alle volte sembrano quasi bloccate da una forza che non le fa esplodere, assoli di chitarra accennati e poco incisivi. La voce di Paolo è pulita, forse anche troppo per la quantità di distorsione nelle chitarre tanto che queste ultime alle volte sembrano suonare un genere differente ma la voce risulta comunque carica ed abbastanza energica.
La prima traccia “Gate” è l’apri strada a tutto il lavoro. Nella seconda traccia “Forge” si può anche ascoltare un breve ed accennato assolo di chitarra.
La terza traccia è una delle più interessanti dell’intero lavoro perché riesce a raccogliere un po’ tutti gli sforzi.
A metà dell’album troviamo una “sperimentazione” musicale “Icona” di poco meno di due minuti che spezza l’album con una interessante deviazione e precede una traccia “Feed” che inizialmente devia totalmente dal sound originale per l’utilizzo dell’elettronica fino a questo momento praticamente assente, lasciando l’ascoltatore un po’ spiazzato. Il sound di questa traccia risulta un po’ troppo lontano dal resto del lavoro per il primo minuto e mezzo, recuperando nel finale.
Uno dei punti deboli è la poca originalità del lavoro, le tracce si assomigliano un po’ troppo e traccia dopo traccia il sound si appiattisce.
L’album si chiude con “Pieces” probabilmente la traccia più interessante dell’intero lavoro assieme alla terza.
Le prime tre tracce avevano imposto una strada che poi è stata lasciata e recuperata con l’ultima traccia. Sicuramente un buon inizio, un lavoro di qualità non facile da fare da soli ma necessita di più coerenza e di una scelta decisa nello stile che deve comprendere voce e strumenti che nuotano nella stessa direzione.
Tracklist:
01. Gate
02. Forge
03. Wheel
04. Ghosts
05. Clay
06. Icona
07. Feed
08. Flames
09. Rising
10. Pieces
[by Indie Crims]