Sticky Fingers è il nono album dei The Rolling Stones (Mick Jagger, Keith Richards, Bill Wyman, Charlie Watts, Mick Taylor), uscito nell’aprile del 1971. Si può definire un po’ l’album delle prime volte: il primo album della band negli anni ‘70 nonché l’esordio con la neonata Rolling Stones Record, il primo lavoro che vede la partecipazione per intero di Mick Taylor (che li accompagnerà fino al 1975) e il primo lavoro senza nessun contributo da parte di Brian Jones, il primo nel quale Mick Jagger compare come chitarrista.
Questo album è ampiamente conosciuto come uno dei migliori di tutta la discografia della band (30 album in studio dal 1964 ad oggi). Ha ricevuto il riconoscimento come disco di platino per 3 volte negli USA.
L’album delle prime volte anche perché dopo la fine del rapporto con la casa discografica Decca la band era finalmente libera di pubblicare i propri album scegliendo anche personalmente le copertine e i dettagli, prima decisi “dall’alto”. Fedeli al loro essere fuori dagli schemi troppo stretti degli anni ‘70 anche se a maglie ormai larghe dopo la rivoluzione del 1968 la copertina sottolinea il titolo Sticky Fingers, mostrando un primo piano di un pantalone maschile in jeans con un visibile profilo di un grande pene; la copertina originale (vinile LP) presentava una chiusura lampo e perforazioni intorno alla fibbia della cintura che si apriva per rivelare un'immagine sotto.
Il 1971 sarà anche per la band l’anno dell’introduzione del famoso simbolo, che li avrebbe contraddistinti nei decenni a venire, delle labbra con la lingua fuori realizzato da John Pasche e modificato da Craig Brown, ispirato all'iconografia del dio Hindu, Kali.
L’album nella sua versione originale è composto da 10 tracce per circa 46 minuti. Si alternano diverse sonorità ma l’intento è chiaro: fare del rock un po’ più hard che roll.
Si inizia con "Brown Sugar", un pezzo hard rock con le immancabili influenze blues: marchio della band nei suoi anni ‘70. Sarà uno dei singoli dell’album e una delle tracce di maggior successo della band il cui testo è fonte di grandi dibattiti. Secondo il critico rock Robert Christgau "un rocker così convincente che scoraggia l'esegesi".
La seconda traccia “Sway” è un blues rock più lento rispetto alla traccia precedente per arrivare così a “Wild Horses”, una ballata rock emozionante probabilmente dedicata a Marianne Faithfull nonostante le negazioni di Jagger.
La quarta traccia è la più lunga dell’album (7:14), rock e veloce, caratterizzata da un lunghissimo outro composto da strumenti a fiato e chitarra (per oltre 3 minuti). La prima parte del disco si chiude con “You Gotta Move”, un tradizionale canto Afroamericano.
Si prosegue con “Bitch” caratterizzata da una forte e molto presente linea di basso per giungere ad una lenta ballata soul/blues "I Got the Blues".
“Sister Morphine” fu scritta a sei mani da Jagger, Richards e Marianne Faithfull che la pubblicherà nel 1969 mentre gli Stones inseriranno nell’album una loro personale versione: una acustica blues rock dedicata al mondo della droga.
Arriviamo così ad una delle tracce più famose dell’album “Dead Flowers”, una ballata country: il testo della canzone è buio e riferito all’uso dell’eroina.
L’ultima traccia e l’ultima registrazione per l'album è "Moonlight Mile", altro capolavoro che parla in qualche modo dell’alienazione della vita “on the road” e in tour. Da alcuni definita una delle rare tracce dove Jagger si esprime in prima persona mettendo a nudo il suo vero essere.
Capolavoro assoluto. Niente è fuori posto.
Tracklist:
01. Brown Sugar
02. Sway
03. Wild Horses
04. Can't You Hear Me Knocking
05. You Gotta Move
06. Bitch
07. I Got the Blues
08. Sister Morphine
09. Dead Flowers
10. Moonlight Mile
[by Indie Crims]